Una carrellata di dubbi, incognite, quesiti. Questo è quel che ci ha mossi a scrivere questo Speciale perché l’intelligenza artificiale è sulla bocca di molti, nei sogni a volte tormentati di alcuni, e nella vita di tutti.
Molti ne parlano a sproposito perché è un argomento che cattura l’attenzione, anche grazie alla suggestione che la locuzione Intelligenza Artificiale porta con sé ma… l’intelligenza può essere artificiale?
E qui alcuni temono che questa nuova tecnologia voglia sostituire l’intelligenza naturale, quella umana, e sono presi da pensieri luddisti.
Ma nella vita, ciascuno di noi siamo circondati da prodotti tecnologici che possono, per alcuni, ricondursi all’IA: dagli assistenti vocali come Siri di Apple o Alexa di Google, alle auto a guida autonoma, agli algoritmi che imparano i nostri gusti musicali e ci propongono nuovi acquisti.
Noi pensiamo che sia una tecnologia al servizio dell’uomo: un uomo potenziato ma sempre e strettamente umano.Una tecnologia – l’Intelligenza Artificiale – che, pur seducente che sia, debba rispondere ai bisogni umani, individuali e sociali, scongiurando il pericolo che diventi una self-propelling activity: nel rapporto tra bisogno e innovazione tecnologica non dovrebbe esserci un rovesciamento. Guardiamo, quindi, con sospetto al bisogno che nasce dalla proposta tecnologica ma rimaniamo degli entusiasti per tutte quelle applicazioni che possono aiutarci a risolvere i problemi quotidiani della nostra vita non solo lavorativa. Proposte dignitose, artificialmente dignitose (S.L.).